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Acli: Per una nuova stagione di partecipazione civica
In questo difficile frangente della vita sociale e politica del nostro Paese le Acli credono sia necessario un impegno straordinario di tutte le organizzazioni della società civile per avviare percorsi di nuova partecipazione e di diffuso impegno, volti a ridare dignità alla politica ed insieme speranza ai tanti cittadini colpiti dalle conseguenze della crisi e dall'ansia per il proprio futuro.
Per questo motivo, forti della loro storia e del diffuso impegno volontario, le Acli riaffermano con orgoglio e determinazione la propria autonomia, che si fonda sulla capacità di avere un ampio e plurale dibattito interno, di fare proposte puntuali e condivise, di attuare concretamente azioni sociali coerenti con i propri valori senza aderire a partiti politici e liste elettorali. L'autonomia, per le Acli, non è equidistanza né, tanto meno, comodo e tattico disimpegno.
L'autonoma scelta associativa non pregiudica, infatti, di compiere scelte di campo e di affermare che per la prossima legislatura è opportuna e necessaria una salda e ampia maggioranza di centro-sinistra, comprendente le forze della sinistra, insieme con le culture politiche del cattolicesimo democratico e popolare e quelle liberali riformiste non lasciatesi coinvolgere dai populismi berlusconiani.
Anche oggi, dopo l'Incontro di studi di Orvieto, dopo gli incontri promossi con le altre associazioni cattoliche del mondo del lavoro – dalla Cisl a Confcooperative - a Todi e dopo la manifestazione "Verso la terza repubblica", le Acli manifestano la necessità che si giunga ad un'ampia convergenza di forze politiche e di nuove energie della società civile per garantire che, nella continuità al percorso di ricostruzione del Paese intrapreso dal governo Monti, si costruisca una agenda sociale, in grado di assicurare equità, solidarietà verso i più deboli e un forte impegno per la pace e disarmo che sono mancate in questi mesi.
Verso questi obiettivi l'associazione sostiene e accompagna ogni sforzo volto ad assicurare forme di nuova o rinnovata partecipazione civica e democratica, fermo restando che ogni impegno specifico a livello politico rimane nelle responsabilità dei singoli associati e dirigenti che ritengono giusto impegnarsi in tal modo al servizio del bene comune, nei limiti indicati dallo Statuto delle Acli.
Le Acli confermano la loro scelta riformista, convinte che solo attraverso un'alleanza sociale dei soggetti del mondo del lavoro e un articolato e serio disegno di riforme sarà possibile dare continuità alle conquiste sociali ottenute a caro prezzo dai lavoratori nei decenni passati ed insieme garantire quanti oggi sono senza sufficienti tutele. Sono pronte, inoltre, a mettersi in gioco per definire un nuovo ruolo per il Terzo Settore come costruttore di nuova cittadinanza in ambiti cruciali come il welfare, la formazione professionale e l'inserimento lavorativo, l'integrazione dei migranti.
Le Acli invitano, quindi, tutti i loro associati e quanti guardano ad esse con stima ad impegnarsi per favorire la massima partecipazione dei cittadini al dibattito politico, per riprendere protagonismo civico e respingere, insieme, le tentazioni astensioniste e le derive populiste che rischiano di mantenere il Paese ostaggio di una drammatica quanto infinita transizione politica.
Cosa dobbiamo fare? Rallegratevi
Giovanni Battista invita alla conversione e alla pratica della giustizia perché il Signore viene per regnare. Di questo possiamo rallegrarci, perché è il Signore che perdona il nostro peccato e ci fa vivere nella giustizia.
Luca 3,10-18
In quel tempo, 10 le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». 11 Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». 12 Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13 Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14 Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
15 Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17 Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
18 Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
La liturgia continua a proporci la figura di Giovanni Battista. La scorsa settimana ce lo ha presentato come colui che chiede la conversione al popolo nell’attesa del Messia che viene. Giovanni chiede alla gente, che andava da lui per farsi battezzare, gesti concreti di conversione, adeguati alla vita di ciascuno. Se non ci si converte alla giustizia per il Signore che viene, si verrà giudicati per ciò che si vive. Giovanni annuncia un giudizio da parte di Dio. E’ ancora una minaccia di castigo che vuole indurre a prendere sul serio il tempo presente: non c’è più tempo, ora viene il Signore. La gente allora chiede: cosa devo fare di concreto? Le risposte di Giovanni vanno nella direzione che ognuno deve compiere la giustizia lì dove vive.
(leggi tutto nel documento correlato sotto l'immagine a sinistra)
La Fap Acli alla giornata di mobilitazione dei pensionati
L'obiettivo è richiamare l'attenzione delle istituzioni e dell'opinione pubblica sulle difficili condizioni in cui vive la popolazione anziana nel nostro Paese, particolarmente colpita dalle misure di rigore finora adottate dal governo, come il blocco della rivalutazione delle pensioni e i tagli al welfare.
I sindacati chiedono al governo, al Parlamento, alle amministrazioni locali e alle forze politiche interventi concreti e urgenti in favore dei pensionati e delle persone anziane attraverso il sostegno dei redditi da pensione, una nuova politica fiscale, il rilancio del welfare pubblico e una legge nazionale per la non autosufficienza.
Volontariato: Acli, una risorsa straordinaria
La Giornata mondiale indetta dalle Nazioni Unite
“Il volontariato è una risorsa straordinaria per il nostro Paese: libera energie positive, responsabilizza individui e comunità, incalza le istituzioni, apre a logiche di crescita nella condivisione”. Lo affermano le Acli in occasione della Giornata Mondiale del Volontariato indetta dalle Nazioni Unite per il 5 Dicembre.
In Italia la partecipazione ad attività di volontariato è in crescita. Nonostante la crisi, oltre un milione di volontari ogni settimana si impegna nella lotta ai disagi e alle nuove povertà, secondo i dati dell’ultima Conferenza nazionale del volontariato, tenutasi a L’Aquila lo scorso ottobre.
“Non si sceglie di fare il volontario- sottolineano le Acli- si sceglie di essere un volontario. E che sia per una settimana, un mese o per anni, che si valorizzino le proprie disponibilità umane o le proprie competenze professionali alla base c'è sempre una scelta di vita”. Come quella di Mauro Platé, volontario Ipsia/Acli, nominato da Focsiv volontario dell’anno. Mauro ha scelto di trasferirsi in Albania, con la moglie Cristiana e la figlia Sofia Liria, per vivere appieno l’idea del progetto Risorse Migranti, organizzato dall’Ong Ipsia per il reinserimento socioeconomico degli emigranti.
Mauro, e tutti i volontari e i cooperanti sono, nelle parole delle Acli “i nostri migliori ambasciatori nel mondo, gli ambasciatori di un’Italia aperta e solidale”.
Gioco d’azzardo: 6 miliardi di costi sociali
Sono oltre 6 miliardi di euro i costi complessivi per la società dovuti al gioco d’azzardo in Italia. 800.000 gli italiani che presentano problemi di ludopatia.
Questi i dati evidenziati da “Mettiamoci in gioco”, campagna nazionale contro i rischi del gioco di azzardo promossa dalle Acli con un ampio gruppo di associazioni e riportati in un dossier presentato al Senato il 4 Dicembre.
Le cifre sono imponenti.
Nel 2011 il mercato mondiale dei giochi d’azzardo ha raccolto 417 miliardi di euro.
L’Italia, con 18,4 miliardi di euro, rappresenta oltre il 15% del mercato europeo del gioco e oltre 4,4% del mercato mondiale.
La spesa pro capite per ogni italiano maggiorenne va da 1703 euro (dati Aams sui primi 8 mesi del 2012) a 1890 euro e la stima della spesa complessiva per l’anno 2012 è di 94 miliardi di euro (4% del Pil prodotto).
Mentre la crisi colpisce i consumi e i risparmi delle famiglie italiane, la “passione” per il gioco cresce e continua a pesare sullo Stato, con costi sanitari (ricorso al medico di base più alto del 48% per i ludopatici, interventi psicologici, ricoveri, perdita di performance lavorativa del 28%) e relazionali (problematiche familiari, divorzi, violenze, depressione, ansia, deficit di attenzione, bassa resistenza ad altre dipendenze, idee suicide).
Sono questi costi sociali che hanno spinto le Acli a promuovere la campagna “Mettiamoci in gioco”, con l’obiettivo di aprire un dibattito politico e culturale sul tema.
Accordo Nazionale TRENITALIA
Per info scrivi a convenzioni@acli.it.
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Primarie: le congratulazioni delle Acli a Bersani
«Facciamo i complimenti a Pierluigi Bersani e ci auguriamo che il suo percorso riesca nella direzione di dare all’Italia una stabile ed equilibrata maggioranza ed un buon governo». Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani si congratulano, tramite il presidente Andrea Olivero, con il segretario del Partito Democratico per il successo ottenuto alle primarie, «una grande esperienza di partecipazione democratica cui molti aclisti hanno aderito con entusiasmo».
«Finita la fase di confronto all’interno del Pd e dei suoi alleati – dice Olivero – ci aspettiamo ora che ci si apra a prospettive di intesa utili per il Paese, secondo quanto delineammo insieme con lo stesso Bersani e Pierferdinando Casini all’Incontro di studi delle Acli ad Orvieto, nella logica che il centro-sinistra possa essere, nelle prossime elezioni, ampiamente rappresentativo della popolazione italiana».
Per il presidente delle Acli si tratta di «aprirsi a quelle forze e quei movimenti delle società civile che in queste ultime settimane hanno manifestato il desiderio di impegnarsi per la ricostruzione civile ed economica del Paese, unendo le migliori tradizioni della sinistra italiane con quelle del cattolicesimo sociale e del mondo liberale di stampo riformista».
«I problemi dell’Italia sono enormi – continua il presidente delle Acli –. E’ necessario non vanificare il lavoro fatto in questi mesi per la tenuta del Paese e per la sua credibilità nel contesto internazionale. La questione è come garantire continuità al percorso iniziato dal governo Monti, valorizzando il contributo fondamentale del presidente del Consiglio, e insieme rilanciando un’agenda politica, economica e sociale in grado di unire crescita e solidarietà, tenuta dei conti e tenuta sociale».
«Le Acli – aggiunge Olivero –, gelose della propria autonomia e consapevoli del pluralismo interno all’associazione, continueranno a fare la loro parte nei prossimi mesi per favorire la mobilitazione e il protagonismo della società civile, sottrarre al disimpegno e riconquistare al voto quanti sono tentati dall’astensionismo o dall’antipolitica, spronare i partiti tradizionali ad un coraggioso rinnovamento per entrare finalmente in una fase nuova nella storia della nostra Repubblica».
Preparate la via del Signore
Giovanni Battista ci invita a preparare la venuta del Signroe con la nostra conversione dal peccato e dalle opere del male. Compiendo il bene il Signore si fa presente nella nostra storia.
Luca 3,1-6
1 Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea. Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, 2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
3 Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4 com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! 5 Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. 6 Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
Luca contestualizza l’agire di Giovanni Battista nella storia universale. Siamo a cavallo tra il 28 e il 29 d.C. Luca enumera i responsabili civili, iniziando dal responsabile supremo: l’imperatore Tiberio, per giungere ai responsabili della Palestina e arrivare ai responsabili religiosi del popolo. In questo contesto storico la parola di Dio si fa presente nel deserto, luogo al margine della vita sociale, per bocca di Giovanni, figlio di Zaccaria. Il nome Giovanni vuol dire: dono del Signore. Il Battista è infatti dono del Signore al suo popolo per invitarlo a conversione, preparandosi così alla venuta del Messia.
Occorre lasciare le proprie occupazioni e ritirarsi nel deserto, luogo dove si sperimenta – proprio per la durezza ambientale – come la vita sia nelle mani del Signore. Ritirarsi nel deserto, per un certo periodo, aiuta a fare memoria del dono della vita che viene da Dio e della responsabilità che abbiamo del “trafficare” questo dono unico. Giovanni non dice nulla di nuovo, ma attualizza ciò che annunciava Isaia (40,3-5) ad Israele: l’esilio a Babilonia finisce e si può ritornare alla terra promessa, a Gerusalemme, con un cuore rinnovato dal perdono di Dio.
(leggere tutto nel documento correlato sotto l'immagine a sinistra)
Mauro Platé (Ipsia-Acli), il volontario internazionale dell'anno
Sabato mattina 1 dicembre a Roma presso la Sala degli Arazzi in Rai, Mauro Platè, impegnato con Ipsia nella città di Scutari in Albania, riceverà il Premio del volontariato internazionale, giunto quest’anno alla XIX edizione. Il premio è promosso dalla Focsiv – Volontari nel Mondo, in vista della Giornata mondiale del volontariato indetta dalle Nazioni Unite. All'evento sarà presente anche il presidente delle Acli, Andrea Olivero.
Originario di Cremona, Mauro ha 34 anni e da dieci svolge servizio volontario internazionale con Ipsia.
Da tre vive a Scutari ed è impegnato in un progetto di riconoscimento e formazione per i migranti rientrati nel Nord Albania, "Risorse migranti".
Obiettivo del suo lavoro è favorire il reinserimento socio-economico dei migranti di rientro cercando di valorizzare le competenze acquisite all’estero.
Mauro vive in Albania con la moglie Cristiana e una figlia di due anni.
Il premio della Focsiv è quindi anche un premio a tutta la famiglia, alla quale non a caso il numero appena uscito di Famiglia cristiana ha dedicato la sua copertina.
“Qui più che altrove – ha detto Mauro ad Alberto Laggia che lo ha intervistato per il settimanale dei Paolini – la cooperazione internazionale è efficace, muove la società. C’è una nuova capacità di fidarsi degli altri dopo decenni in cui la cooperazione è stata bruciata dal regime. È il vero capitale sociale. E il ruolo dei migranti può essere decisivo".
"In 2 anni – spiega Mauro – sono passate dallo sportello del progetto oltre 1.700 persone (di queste 500 giovani) per chiedere informazioni, certificati o visti. Il progetto, inoltre, ha attivato corsi di formazione per 17 tipologie professionali e ha finanziato l’inizio di 12 piccole attività innovative, destinando fondi per attrezzature e macchinari, con un occhio particolare alle realtà che utilizzano energie rinnovabili".
Disoccupazione: Acli, ci aspettano tempi difficili
«Ci aspettano mesi e anni duri, dove la fatica di vivere sarà sempre più forte e diffusa». Il responsabile del dipartimento lavoro delle Acli, Stefano Tassinari, commenta con preoccupazione i dati Istat sulla disoccupazione, salita ad ottobre all'11,1% e per i giovani al 36,5%.
«La situazione è sempre meno sostenibile», spiega. «All’aumento della disoccupazione va aggiunto l’impoverimento del lavoro che ancora resiste: part-time, impieghi precari, redditi bassi. Non ci sono purtroppo ricette magiche. Il nostro Paese sconta ritardi e contraddizioni resi drammatici da una crisi che mette in discussione l'intera globalizzazione e il modo stesso di concepire lo sviluppo e l'economia».
«Ma non è il tempo dello sconforto, piuttosto della responsabilità», aggiunge il responsabile delle Acli per il lavoro, invitando ad agire in due direzioni. «La prima è quella della solidarietà e dell'equità, della condivisione. Bisogna mettere un argine alla sfiducia. Bisogna dare un chiaro messaggio che nessuno viene lasciato solo, che insieme ce la possiamo fare: cittadini, parti sociali, istituzioni. Anche la parte più ricca del Paese ha interesse che il disagio non scoppi e che ci sia un forte sistema di protezione sociale, innovativo e non assistenziale, fatto di sostegno al reddito e percorsi di riqualificazione e ricollocamento, magari anche di redistribuzione del lavoro che c'è. Per esempio, si potrebbero facilitare le uscite graduali, part-time, di quanti si sono visti prolungare la soglia del pensionamento, a fronte dell’ingresso di un giovane. Oppure si potrebbero rilanciare maggiormente le forme dei contratti di solidarietà, dove a fronte di meno lavoro si riducono gli orari».
«La seconda direzione in cui muoversi – continua Tassinari - è quella di un profondo rinnovamento del sistema economico e produttivo, che utilizzi meglio le risorse umane e ambientali di cui il Paese dispone. Partendo dall’emersione del lavoro nero, arrivando allo sviluppo di buona occupazione nei servizi (assistenza agli anziani e servizi alle famiglie in primis), fino al ripensamento di una politica industriale che guardi alla green economy, che sappia fare delle scelte su quali sono le vocazioni che il Paese deve coltivare».
Onu: Acli, sì italiano a Palestina scelta saggia e coraggiosa
Cucciniello: "Paese esce finalmente da immobilismo"
Una «scelta saggia e coraggiosa». Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani commentano con favore la decisione del governo italiano di sostenere la risoluzione che attribuisce alla Palestina lo status di “Stato non membro Osservatore Permanente” alle Nazioni Unite.
«Abbiamo sempre chiesto all’Italia di affermare il proprio ruolo strategico e propositivo nell’ambito della crisi mediorientale - spiega Alfredo Cucciniello, responsabile del dipartimento Pace e stili di vita delle Acli – e questa decisione va senza dubbio nella direzione da noi auspicata. Un primo passo, ma dal forte valore simbolico, verso il riconoscimento dello Stato palestinese, nella prospettiva dei “due Stati per due popoli” che appare l’unica idonea a garantire a israeliani e palestinesi di vivere in pace in questa terra».
«Si tratta dunque di una decisione saggia – aggiunge Cucciniello – e allo stesso tempo coraggiosa, perché fa uscire il nostro Paese da una situazione di attendismo e immobilismo che non portava risultati. Ci auguriamo che il voto dell’Onu possa rappresentare uno stimolo positivo per la ripresa immediata dei negoziati di pace».
Vegliare attendendo la venuta di Gesù risorto
Avvento: tempo di veglia, di attesa e di conversione per prepararsi alla venuta di venuta di Gesù che ci viene a salvare dal peccato e dalla morte.
Luca 21, 25-28.34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 25 «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26 mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28 Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. […]
34 State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; 35 come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36 Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».
L’anno liturgico che inizia con questa prima domenica di avvento è contrassegnato dalla lettera “C”, per indicare che il vangelo che leggeremo più frequentemente durante l’anno è quello di Luca.
L’avvento è un tempo per prepararsi alla venuta del Signore Gesù. La liturgia collega la fine dell’anno liturgico (le ultime due domeniche) attraverso la lettura del discorso escatologico di Gesù, che tiene ai suoi discepoli prima dell’ingresso a Gerusalemme con l’inizio dell’avvento.
Il brano di Luca presenta la venuta ultima di Gesù, il Figlio dell’uomo: essa sarà accompagnata da sconvolgimenti cosmici, segni della nuova creazione che si realizzerà con la venuta del Signore. Gli uomini avranno paura di questa nuova creazione, perché ogni novità è accompagnata dal timore di ciò che è sconosciuto. Tuttavia Gesù annuncia che questa venuta è per la liberazione dell’uomo e non per la sua oppressione, per cui occorre attenderla in piedi e a testa alta, come si celebra la pasqua di liberazione in Israele («Ecco in qual modo lo (l’agnello) mangerete: con i fianchi cinti, con i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta» Es 12,12) .
(Leggi tutto nel documento correlato sotto l'immagine a sinistra)
Gaza una "polveriera". C'è una politica che non vuole la pace
Di ritorno da una missione in Israele e Palestina: «Ci siamo trovati di fronte a polveriera: presagi sono diventati realtà»
«La sensazione è che tutte le volte che la politica ha bisogno di consenso esplode la guerra a Gaza. Una politica che non vuole la pace ed usa la vita delle persone, persino dei bambini, con un cinismo senza limiti».
Alfredo Cucciniello, responsabile del dipartimento pace delle Acli, è appena tornato da una missione in Israele e Palestina con la Tavola della Pace. «Ci siamo trovati di fronte ad un’autentica polveriera – commenta – pronta ad esplodere e a procurare nuovi bagni di sangue. Passati pochi giorni, i tristi presagi si sono trasformati in tragica realtà».
«Non si tratta ora di stabilire chi ha ragione e chi ha cominciato – continua – ma di fare ciascuno quanto in proprio potere per fermare una guerra che in pochi giorni ha mietuto decine di vittime, spesso bambini in tenera età. Non possiamo permetterci che il conflitto degeneri e si estenda nell’area circostante».
«Israele – spiega Alfredo Cucciniello – ha le responsabilità che gli derivano dal fatto di essere un Paese democratico. La comunità internazionale deve farsi garante della tregua ma soprattutto del riavvio di un processo di pace colpevolmente interrotto. Stati Uniti ed Europa agiscano con determinazione in questo senso. Anche l’Italia può e deve affermare un suo ruolo strategico e propositivo nell’ambito del Mediterraneo.
La prospettiva dei “due Stati per due popoli” appare l’unica idonea a garantire a israeliani e palestinesi di vivere in pace in questa terra».
"Un paese di persone normali che fanno cose speciali. E che non sono rassegnate"
Care amiche, cari amici, sono qui, con convinzione e trepidazione insieme, come cittadino appassionato del bene comune, come cattolico che ha fatto dell’impegno sociale e civile la sua ragione di vita, come presidente delle Acli. Oggi è un giorno importante per me, è un giorno importante per tutti noi. Il giorno in cui può cominciare una storia nuova, una storia all’insegna della speranza e della fiducia, del lavorare insieme per il bene del Paese.
La mia associazione incontra e mette insieme ogni anno milioni di persone, in tutto il territorio nazionale, dalle grandi città ai piccoli centri: famiglie, gruppi, cooperative, realtà associative; mamme e papà, giovani volontari e volontari anziani, studenti e pensionati, lavoratori, immigrati, agricoltori, artigiani e professionisti, piccoli imprenditori.
Sono per la maggior parte persone semplici, persone normali, che però fanno cose speciali. Lavorano ogni giorno per il bene del Paese, con onestà e gratuità, generosità e creatività. Un impegno silenzioso, fuori dai riflettori dei media, che tiene unite le comunità e le rende solidali. E’ l’Italia di cui essere fieri, di cui essere orgogliosi.
Questa Italia, queste persone, non sono rassegnate, o non lo sono ancora, forse perché non se lo possono permettere. Hanno ancora voglia, malgrado tutto, di impegnarsi, di partecipare, di essere protagoniste: nella scuola, sul lavoro, nel quartiere, nella propria città. Hanno voglia di riconoscersi in un Paese migliore, in una classe dirigente migliore. Hanno voglia – come ne ho voglia io, come ne avete voglia voi – di una politica finalmente onesta e competente, dialogante e mite, non urlata, ma capace di scegliere e di decidere: senza leaderismi, sopraffazioni, risse e demonizzazioni, senza bugie e sotterfugi. Una politica che abbia il coraggio di dire la verità. E che restituisca all’Italia il prestigio e la credibilità che le compete nel contesto internazionale.
Questa è stata l’esperienza, riconosciuta da tutti, del Governo Monti. Malgrado le tante difficoltà e anche gli errori compiuti. Questo è stato ed è lo stile, in particolare, del presidente del Consiglio Mario Monti, che ha introdotto elementi di forte ed evidente discontinuità con la stagione immediatamente precedente. Non dovremmo mai dimenticarlo. Ed è per questo che credo, noi tutti crediamo, che l’Italia non possa rinunciare nel prossimo futuro ad una risorsa come quella rappresentata dal professor Mario Monti.
Eppure tutto questo non basta. L’esperienza del governo tecnico ha mostrato e sta mostrando inevitabilmente dei limiti. Le persone e le famiglie che ogni giorno incontriamo con le Acli – i disoccupati, i giovani precari, le famiglie povere o impoverite, gli anziani e i malati non autosufficienti - hanno bisogno di attenzioni e risposte concrete che non potranno mai arrivare da un esecutivo meramente tecnico. Per dare risposte, per fare le riforme, per offrire fiducia e prospettive occorre una maggioranza autenticamente politica.
Lo abbiamo detto con chiarezza, insieme alle principali organizzazioni cattoliche del mondo del lavoro, nel secondo recente appuntamento di Todi, dove abbiamo costruito le premesse – con Raffaele Bonanni e altri amici, con cui spero che presto ci incontreremo – della nostra stessa presenza qui questo pomeriggio. (Ed il primo incontro di Todi, un anno fa - lo voglio ricordare con orgoglio - aveva contribuito alla caduta del governo Berlusconi). Occorre un governo capace di integrare l’agenda dei tecnici con un’agenda sociale fatta di questioni precise e proposte concrete.
Ne accenno solo alcune.
Sul piano del lavoro, occorre impegnarsi a costruire piano straordinario per l’occupazione giovanile che coinvolga tutti i protagonisti: governo, istituzioni, imprese, scuola, rappresentanze sociali e sindacali. La logica deve essere quella dell’alleanza e non della contrapposizione. Il metodo quello della partecipazione. Mettendo in gioco, come hanno fatto le organizzazioni che sono oggi qui, il proprio modo di intendersi parti sociali, scegliendo di innovare e proporre un nuovo modello di crescita piuttosto che protestare e difendere l’esistente insieme alle proprie posizioni di rendita. Essere riformatori nel mondo del lavoro è duro. E’ duro fare il mestiere del sindacato - lo diciamo chiaramente perché qui in prima fila c’è l’amico Bonanni - con i lavoratori che rimangono a casa e chiedono gesti concreti e i teppisti che entrano nelle sedi e spaccano tutto.
Ed è duro fare gli imprenditori, in un Paese che per troppo tempo ha privilegiato la rendita al lavoro, che non ha creduto nell’innovazione e nella ricerca, che non ha fatto della qualità la sua bandiera.
Il tema della famiglia
Voglio qui portare i valori che mi sono e ci sono più cari come cattolici: la tutela e la promozione della vita, a partire da quella più fragile e indifesa, la famiglia fondata sul matrimonio e aperta alla generatività, la libertà di educazione. Li presento sotto forma di proposte, laicamente fondate, volte al benessere personale e sociale e alla garanzia dei diritti inalienabili di ogni persona. So bene che qui vi sono persone che provengono da culture differenti e portatrici di altri valori. Ma, lo dico con chiarezza, il nostro incontro parte dalla serenità di poter essere interamente noi stessi in questo progetto, senza nascondimenti, in un confronto laico e leale.
In questo contesto si capisce l’urgenza con cui chiediamo da anni scelte strategiche in favore delle famiglie, che continuiamo a sfruttare come salvagente del welfare che non c’è, mentre i risparmi si erodono e i redditi scivolano verso il basso. E’ necessario, per invertire la rotta, il varo di una riforma fiscale che favorisca le esigenze di spesa reali delle famiglie italiane, a partire da quelle con figli e redditi bassi. La modifica alla legge di stabilità approvata dalla commissione bilancio va in questa direzione, inserita all’interno di nuovo patto fiscale dello Stato con i cittadini, le famiglie e le imprese fondamentale per rilanciare la crescita, l’occupazione, i consumi, e contrastare l’evasione fiscale.
Il Welfare
Noi siamo per la riforma del welfare, non per il suo smantellamento. Vogliamo uno stato più efficiente, meno invadente e più società: un welfare non assistenziale ma neanche residuale. Un nuovo welfare promozionale, che aiuti le persone responsabilizzandole e mettendole nella condizione di poter scommettere su se stesse.
Al primo posto di questo welfare, non posso non citare due questioni, due emergenze. Il contrasto alla povertà e la tutela della non autosufficienza. Quando oggi ci sono in Italia 8 milioni 173 mila persone in condizione di povertà relativa e 3 milioni e 415 mila persone in condizione di povertà assoluta, noi siamo l’unico paese dell’Unione, con la Grecia, a non avere una misura universale di contrasto alla povertà assoluta.
Stiamo seguendo in queste ore la vicenda drammatica di un gruppo di malati di sla che sta mettendo a repentaglio la propria vita per protestare contro la cancellazione – operata dal precedente governo – dei fondi per la non autosufficienza. Il Governo è intervenuto generosamente ma ancora non si è trovata una mediazione. La situazione non deve degenerare. Ma l’emergenza ci dice drammaticamente che dobbiamo assolutamente impostare in Italia un piano serio per la non autosufficienza.
Terzo Settore
Non esiste nuovo welfare, non esiste neanche nuova economia, senza un grande e autonomo Terzo Settore. Un patrimonio straordinario di questo Paese, una tradizione italiana di cui essere orgogliosi, pilastro di un nuovo modello di economia civile e responsabile, frontiera di una nuova presenza dello Stato e della società accanto agli ultimi, per la loro promozione umana e sociale. 475mila organizzazioni, 750mila occupati, 5 milioni di volontari, 50 milioni il bacino di utenza, 67 miliardi di euro il valore economico. Per l’autonomia di questo settore è necessario stabilizzare quanto di buono è stato fatto, a partire dal 5 per mille e la deducibilità delle donazioni al mondo non profit. Ma non basta: bisogna considerarlo vero soggetto sociale, con cui confrontarsi, e non solo esecutore di politiche fatte lontano dai problemi e senza tener conto delle comunità.
Il tema Cittadinanza
In Italia ci sono circa 900mila minori stranieri. Oltre 500mila di loro sono nati nel nostro Paese. 600mila frequentano le nostre scuole insieme con i nostri figli. Lamiia è una bambina undicenne di Reggio Emilia, figlia di genitori marocchini. Quando un giorno prende 10 in grammatica, la maestra le dice: “Lamiaa sei stata bravissima, hai superato gli italiani!” Ma lei si arrabbia e risponde con orgoglio: “Ma io sono italiana!” Ecco, non concedere la cittadinanza italiana a Lamiia non è solo una ingiustizia, ma anche un atto di cecità e di autolesionismo. Noi dobbiamo scommettere su Lamiia, dobbiamo scommettere su chi scommette sull’Italia, su chi investe sul futuro del nostro Paese, su chi ama questo nostro Paese.
In fondo, amiche e amici, è il motivo per cui noi stessi siamo qui. È la nostra stessa scommessa. Sul futuro dell’Italia, sul futuro di un’Italia migliore.
La verità di Cristo re: Dio salva
Fraintendere la verità di Gesù è sempre possibile. Lasciamoci guidare dalla sua sapienza per accedere alla sua verità: Dio salva.
Giovanni 18,33b-37
In quel tempo, 33 Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». 34 Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35 Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36 Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37 Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Viene qui presentato un brano del processo di Gesù davanti a Pilato, in cui si racconta la difesa di Gesù davanti all’accusa portata dal sinedrio. L’accusa era che Gesù si proclamava re dei Giudei. Dirsi re dei Giudei era una questione politica, in quanto l’unica autorità riconosciuta in Giudea era quella dei Romani, attraverso il loro procuratore, Pilato. Agli ebrei era consentita una autonomia che riguardava la vita religiosa e alcuni costumi civili, ma non certamente l’autorità di un re che godesse di autonomia e sovranità.
Pilato apre l’inchiesta interrogando Gesù a riguardo della sua identità di re dei Giudei.
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Stabilità: bene aumento detrazioni per famiglie con figli
Giudizio positivo da parte delle Acli sull’emendamento depositato in commissione bilancio, che introduce importanti cambiamenti rispetto alla prima versione della Legge di Stabilità. «Per la prima volta si introduce con chiarezza un provvedimento a favore delle famiglie, e in particolare delle famiglie con figli e a basso reddito» afferma il presidente nazionale Andrea Olivero. «Un passo significativo in direzione di quel nuovo patto fiscale dello Stato con cittadini, famiglie e imprese fondamentale per rilanciare la crescita e l’occupazione».
«Bene anche la cancellazione dell’aumento dell’Iva dal 10 all’11%. Ora il passo successivo dovrà essere necessariamente la riduzione delle tasse sui redditi da lavoro». Molte le questioni che rimangono in sospeso, ammette il presidente delle Acli. Tra queste, la vicenda dei fondi per la non autosufficienza, cancellati dal precedente governo, che l’attuale esecutivo ha provveduto in parte ad integrare. Un gruppo di malati di Sla minaccia di scendere in piazza senza ventilatore polmonare di scorta, mettendo a repentaglio la propria vita.
«Si tratta sicuramente di una forma di protesta estrema e non condivisibile – premette Olivero –, dettata dall’esasperazione e dalla disperazione. Ma non possiamo permetterci in alcun modo che la situazione degeneri. C’è in gioco concretamente la vita delle persone, e la tutela della vita viene prima di ogni altra considerazione, sia di ordine politico che economico. Il Governo ha già fatto molto, incontrando queste persone e reintegrando il fondo per la non autosufficienza, ma occorre fare necessariamente tutti quanti uno sforzo in più per arrivare ad un accordo con i malati e le loro famiglie. Una situazione si può e si deve trovare. Sull’assistenza ai più deboli si decide il grado di civiltà di un Paese».
C’è quindi la vicenda dell’Imu legata al non profit, dopo il parere del Consiglio di Stato che invita il Governo a rivedere il regolamento della norma rimandando all’Unione europea per la definizione di attività economica . «Se il governo dovesse accogliere le indicazioni del Consiglio di Stato – spiega il presidente delle Acli – si penalizzerebbe in maniera insostenibile tutto il Terzo settore, che merita invece tutele e agevolazioni comparate alla sua utilità sociale- Secondo il parere del Consiglio di Stato tutte le attività che prevedono di fatto un passaggio di denaro, anche in forma di convenzione – dalle mense, agli asili alle strutture di lunga degenza – vanno intese come commerciali e dunque assoggettate all’imposta municipale, indipendentemente dalla finalità del servizio. E’ la fine dell’idea stessa di economia civile, dove il fine sociale prevale sulla connotazione economica. Chiederemo un incontro al Governo perché difenda la specificità del Terzo settore italiano anche in sede europea».
Viene il Figlio dell'uomo
Riconoscere il tempo del compimento della storia è questione di sapienza e di discernimento spirituale. Accogliamo il Signore che viene come Figlio dell'uomo nell'umiltà del mistero pasquale.
Marco 13,24-32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 24 «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, 25 le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. 26 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27 Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. 28 Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. 29 Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. 30 In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32 Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
Il cap. 13 di Marco è intitolato di solito come il discorso escatologico di Gesù. Escatologico è un aggettivo che deriva dal greco e che indica ciò che riguarda l’escaton, il tempo ultimo, quello della fine e del compimento.
I tre evangelisti sinottici propongono questo discorso di Gesù appena prima del racconto della sua passione-morte-resurrezione, per indicare il senso che collega il mistero Pasquale con il tempo finale della storia.
Dopo aver descritto la tribolazione di Gerusalemme, Gesù parla di segni cosmici che coinvolgono il sole, la lune le stelle e le potenze dei cieli. Tutto viene sconvolto e riportato al caos originario, non ci sarà più luce per vedere, ma si sarà immersi nelle tenebre, per indicare che non si comprenderà più il senso della storia.
Allora apparirà il Figlio dell’uomo nella sua gloria e potenza. Gesù si è identificato con questa figura che Daniele presenta in 7,13-14: «Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto». Egli ha il compito di radunare un popolo di eletti dalla dispersione sulla terra e nella storia, così che si riconosceranno l’un l’altro come coloro che hanno accolto il mistero pasquale come luce per la propria vita.
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