Vivere la Domenica
Convertirsi al Signore della vita
La quaresima è tempo di conversione: accogliere il Signore che viene con il suo amore per diventare capaci di amore a nostra volta.
Luca 4,1-13
In quel tempo, 1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2 per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
5 Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e 6 gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7 Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10 sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; 11 e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». 12 Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
13 Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
La liturgia ci fa iniziare questo tempo di Quaresima mettendo al centro della tre letture la fede nel Signore, mostrandoci la fede di Israele (prima lettura) e di Paolo (seconda lettura) e ora la fede di Gesù.
L’episodio delle tentazioni ci mostra Gesù che rimane saldo nella fede, uditore e interprete autentico delle Scritture, di fronte alle tentazioni del diavolo che è menzognero («Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna» Gv 8,44).
Dopo il battesimo, Gesù è spinto dallo Spirito nel deserto, per essere messo alla prova dal diavolo. Gesù ha fiducia in se stesso e nella sua fede di figlio in cui il Padre si compiace, per poter iniziare ad annunciare il vangelo del regno di Dio.
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La santità di Dio e l'uomo peccatore
La santità di Dio non gli impedisce di incontrare l'uomo peccatore. Al contrario: è proprio perché è santo che Dio si avvicina all'uomo per renderlo santo: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo» (Lev 19,2)
Luca 5,1-11
In quel tempo, 1 mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2 vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5 Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6 Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
8 Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». 9 Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
11 E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Gesù ha annunciato a Nazaret che lo Spirito del Signore lo ha mandato ad annunciare l’anno di grazia, il regno di Dio. Siamo ora sulla riva del lago e la gente si accalca attorno a Gesù perché vuole ascoltare la sua parola di salvezza. Gesù utilizza la barca di Simone per poter parlare meglio alla gente e chiede la sua collaborazione. Pietro assiste alla predicazione di Gesù che gli chiede di andare a pescare di giorno, tempo non adeguato per pescare.
Simone obietta che ha già faticato molto di notte, ma che si fida della sua parola, dopo averlo ascoltato mentre parlava alla folla sulla riva del lago. Simone non era stato un ascoltatore distratto delle parole di Gesù, ma subito vi aveva aderito, sentendole vitali per lui.
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La fatica di Dio ad amare tutti
Dio ama tutti e gli uomini fanno fatica a comprenderlo.
Gesù rompe gliaschemi delal sua gente per aprire il loro cuore al vero amore di Dio e alla conversione.
Luca 4,21-30
In quel tempo, 21 Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
22 Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23 Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24 Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25 Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26 ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. 27 C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
28 All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29 Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30 Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Abbiamo meditato la scorsa domenica sull’annuncio dell’anno di grazia letto da Gesù in Isaia e di come quella profezia si sia avverata in lui.
Il brano di oggi prosegue il racconto di questo primo annuncio del regno di Dio.
La gente è contenta perché finalmente è arrivato il regno di Dio, solo che si meravigliano che esso sia giunto tra di loro tramite uno che conoscono bene, uno con cui hanno vissuto trent’anni. Sembra che in questo modo non venga salvaguardato il mistero di Dio. Tuttavia Dio è ciò che conosciamo meglio, perché è lui stesso che si relaziona a noi nella nostra intimità.
Gesù vuole mettere in chiaro quanto sta per accadere e sembra provocare i suoi compaesani. Egli sa bene che un profeta fa fatica ad essere accettato da coloro cui è inviato, tanto più se è uno che è conosciuto. Infatti la domanda che la gente si pone in casi come questo è la seguente: come mai Dio si rivela in questa persona? E’ poi vero che il Dio misterioso si fa presente in costui? Inoltre Gesù mette le mani avanti, se così sì può dire, a riguardo dei miracoli che sente che gli verrebbero richiesti in quanto compaesano: vai altrove a compiere del bene e non ti occupi di coloro che hanno vissuto con te?
Per giustificare questa sua presa di posizione Gesù cita i profeti Elia (1Re 17) ed Eliseo (2Re 5) che fecero del bene anche a degli stranieri, per mostrare come la benevolenza del Signore non si ferma al proprio popolo, ma si rivolge a tutte le nazioni. In particolare Elia ha dovuto emigrare all’estero per un certo tempo a causa della siccità mandata dal Signore per dare un segno a Israele affinché si convertisse.(leggi tutto nel documento correlato sotto l'immagine a sinistra)
Gesù inaugura l'anno di grazia
Oggi è l'anno di grazia: il tempo in cui Dio si fa presente nella storia per realizzare la prmessa di vita per gli uomini, se questi vogliono accoglierla.
Luca 1,1-4; 4,14-21
1 Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, 3 così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4 in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, 14 Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15 Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
16 Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
18 «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi 19 e proclamare l’anno di grazia del Signore».
20 Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21 Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
La liturgia accosta l’inizio del vangelo di Luca con l’inizio della predicazione di Gesù a Nazaret, il paese dove era vissuto fino ad allora.
I primi quattro versetti indicano l’intenzione di Luca nello scrivere il suo vangelo: esporre con accuratezza la vita di Gesù, per confermare al lettore di tutti i tempi (in greco, Teofilo significa: amico di Dio) la solidità degli insegnamenti ricevuti. Non più racconti trasmessi oralmente, ma per iscritto, con cui confrontarsi come con un testimone fedele, proprio perché la ricerca è stata accurata.
Il protagonista di questi primi passi pubblici di Gesù è lo Spirito santo. Esso scende su di lui al battesimo nel Giordano, lo spinge nel deserto dove è tentato da satana a cui resiste, e ora lo spinge per la Galilea a predicare la venuta del regno di Dio.
Gesù insegna la via della vita attraverso la conversione al Signore. La gente accoglie il suo messaggio e gli rende lode.
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La gloria del Signore che dona la vita
Giovanni 2,1-12
In quel tempo, 1 vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3 Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: Non hanno vino. 4 E Gesù le rispose: Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora. 5 Sua madre disse ai servitori: Qualsiasi cosa vi dica, fatela. 6 Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7 E Gesù disse loro: Riempite d'acqua le anfore; e le riempirono fino all'orlo. 8Disse loro di nuovo: Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto. Ed essi gliene portarono. 9 Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo 10 e gli disse: Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora. 11 Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. 12 Dopo questo fatto scese a Cafàrnao, insieme a sua madre, ai suoi fratelli e ai suoi discepoli. Là rimasero pochi giorni.
Dopo la festa del Battesimo di Gesù, che ha aperto il tempo ordinario dell’anno liturgico, la liturgia ci presenta il primo segno con cui, secondo l’evangelista Giovanni, Gesù inaugura - suo malgrado - la vita pubblica e la predicazione del regno di Dio.
Giovanni sottolinea, in questo racconto, il ruolo di Maria nella vita di Gesù. Cana si trovava vicino a Nazaret ed era quindi usuale invitare a una matrimonio persone dei villaggi vicini; inoltre Gesù aveva già acquistato una certa fama con il suo fare discepoli e quindi era anche un onore averlo tra i commensali.
Maria, da buona madre, nota la mancanza di vino. Forse troppi invitati, oppure pochi mezzi per comprare vino a sufficienza. In ogni caso manca il vino. Gesù, che conosce sua madre, sa che si è rivolto a lui perché ritiene che possa fare qualcosa. La risposta di Gesù è scostante: che vuoi da me? Perché interferisci in cose che non ti riguardano, ma riguardano solo me e il Padre? Noi infatti conosciamo quando sarà l’ora della manifestazione ad Israele. Tuttavia Maria non si lascia impressionare da questa risposta e si rivolge ai servitori, invitandoli a fare quello che Gesù dirà loro. Ella ha fiducia che Gesù farà qualcosa, non sa cosa, tuttavia è fiduciosa in Gesù.
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Il Padre si compiace del Figlio
Gesù si sente riconosciuto dal Padre come figlio amato. Per questo comincerà a predicare il vangelo di conversione e la vicinanza del regno di Dio. Contempliamo questo mistero di salvezza.
Luca 3,15-16.21-22
In quel tempo, 15 poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
21 Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22 e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».
La festa del battesimo di Gesù ci narra di un evento significativo della sua vita: il riconoscimento da parte del Padre del suo essere figlio e l’inizio della predicazione del regno di Dio spinto dallo Spirito santo. E’ anche un memoriale del nostro battesimo, in cui anche noi siamo stati riconosciuti figli di Dio e inviati ad annunciare il suo regno a tutti gli uomini.
La prima parte del vangelo si riferisce all’identità di Giovani battista. Egli era andato nel deserto per annunciare la venuta del Messia e la necessità di prepararsi a questo evento con una purificazione della propria vita peccaminosa, purificazione celebrata con il rito dell’immersione nelle acque del Giordano.
Il popolo era in attesa del Messia e si domandava se fosse Giovanni, ma egli sa di essere solo una voce che grida nel deserto per annunciare la venuta del vero Messia. E’ anche consapevole che il suo battesimo di acqua non è paragonabile al battesimo che compirà Gesù. Battezzare significa immergere. Gesù ci immergerà tutti nel fuoco purificatore e, soprattutto, nello Spirito del Signore che rigenera a vita nuova.
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Siamo venuti ad adorarlo
Leggere con attenzione la creazione porta ad adorare il creatore. Come è nata quella per darci la vita, così è venuto Gesù per salvarci la vita.
Matteo 2,1-12
1 Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2 e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3 All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
9 Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Gesù è nato e si manifesta al mondo.
I magi, sapienti che vengono dall’Oriente, hanno saputo leggere nelle stelle questo evento di salvezza che li ha fatti muovere dal loro paese verso questo piccolo popolo, posto a crocevia delle grandi vie di comunicazione tra l’Egitto e la Mesopotamia. L’inizio del racconto biblico narra che al quarto giorno Dio crea luci nel firmamento per regolare il giorno, la notte e le stagioni (Gen 1,14-19). Esse permettevano di celebrare le feste al tempo opportuno per fare memoria degli eventi salvifici di Dio nei confronti del suo popolo. I Magi sanno cogliere nelle stelle il tempo del compimento della salvezza in Gesù, salvezza che non può essere compiuta se non da un re.
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Gesù si sente figlio del Padre
Gesù si occupa del Padre fin da piccolo con meraviglia dei suoi genitori e degli scribi del tempio. E' in famiglia che ha imparato questo e i suoi genitori lo accettano volentieri.
Luca 2,41-52
41 I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43 Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44 Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
46 Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47 E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
48 Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49 Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50 Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
51 Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Che il Figlio di Dio abbia avuto una famiglia, ci sembra sempre un evento un po’ inverosimile.
Maria e Giuseppe sono osservanti della legge e dei comandamenti del Signore. Essi si recano ogni anno in pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua e portano con loro anche Gesù. Essi hanno fiducia in Gesù e lo lasciano libero di andare in giro per la città senza tenerlo stretto a loro. Sanno che il clima in città è buono a motivo della festa, tutti sono contenti e, pur essendoci molte persone, nessuno oserebbe fare del male a un fanciullo di 12 anni. Si fidano inoltre dei parenti, con cui probabilmente condividevano la cura quotidiana del figlio Gesù. Per questo non si preoccupano fino a sera quando la carovana, composta da molte persone, si prepara per passare la notte lungo la via del ritorno.
Essi lo cercano per tre giorni per le vie di Gerusalemme, probabilmente vanno nei luoghi che hanno frequentato e che conoscono. Si preoccupano molto. Il vangelo non dice come Gesù si sia nutrito in quei tre giorni, probabilmente di elemosine che venivano date durante la festa.
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Beato chi crede nel Signore
Il Signore viene e nasce in mezzo a noi. La gioia di questo evento ci rallegra il cuore, come accade a Elisabetta. Crediamo che il bene che il Signore vuole per noi si sta compiendo nella storia in modo misterioso, piccolo e tuttavia reale.
Luca 1,39-45
39 In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44 Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
45 E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Dopo le due annunciazioni, la prima a Zaccaria nel tempio e la seconda a Maria nella sua casa, Luca fa incontrare le due cugine e future madri. A Maria era stato annunciato dall’angelo che la cugina Elisabetta stava partorendo in età oramai sterile, come segno che lei stessa, Maria, sarebbe rimasta incinta pur non conoscendo uomo: «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Due sterilità diverse che, per l’intervento del Signore, diventano feconde. I due figli saranno uniti tra loro: Giovanni farà da precursore e annuncerà la venuta di Gesù, il Messia.
Tutti questi eventi avvengono per opera dello Spirito del Signore. E anche qui Elisabetta parla ricolma dello Spirito.
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Cosa dobbiamo fare? Rallegratevi
Giovanni Battista invita alla conversione e alla pratica della giustizia perché il Signore viene per regnare. Di questo possiamo rallegrarci, perché è il Signore che perdona il nostro peccato e ci fa vivere nella giustizia.
Luca 3,10-18
In quel tempo, 10 le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». 11 Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». 12 Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13 Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14 Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
15 Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17 Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
18 Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
La liturgia continua a proporci la figura di Giovanni Battista. La scorsa settimana ce lo ha presentato come colui che chiede la conversione al popolo nell’attesa del Messia che viene. Giovanni chiede alla gente, che andava da lui per farsi battezzare, gesti concreti di conversione, adeguati alla vita di ciascuno. Se non ci si converte alla giustizia per il Signore che viene, si verrà giudicati per ciò che si vive. Giovanni annuncia un giudizio da parte di Dio. E’ ancora una minaccia di castigo che vuole indurre a prendere sul serio il tempo presente: non c’è più tempo, ora viene il Signore. La gente allora chiede: cosa devo fare di concreto? Le risposte di Giovanni vanno nella direzione che ognuno deve compiere la giustizia lì dove vive.
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Preparate la via del Signore
Giovanni Battista ci invita a preparare la venuta del Signroe con la nostra conversione dal peccato e dalle opere del male. Compiendo il bene il Signore si fa presente nella nostra storia.
Luca 3,1-6
1 Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea. Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, 2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
3 Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4 com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! 5 Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. 6 Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
Luca contestualizza l’agire di Giovanni Battista nella storia universale. Siamo a cavallo tra il 28 e il 29 d.C. Luca enumera i responsabili civili, iniziando dal responsabile supremo: l’imperatore Tiberio, per giungere ai responsabili della Palestina e arrivare ai responsabili religiosi del popolo. In questo contesto storico la parola di Dio si fa presente nel deserto, luogo al margine della vita sociale, per bocca di Giovanni, figlio di Zaccaria. Il nome Giovanni vuol dire: dono del Signore. Il Battista è infatti dono del Signore al suo popolo per invitarlo a conversione, preparandosi così alla venuta del Messia.
Occorre lasciare le proprie occupazioni e ritirarsi nel deserto, luogo dove si sperimenta – proprio per la durezza ambientale – come la vita sia nelle mani del Signore. Ritirarsi nel deserto, per un certo periodo, aiuta a fare memoria del dono della vita che viene da Dio e della responsabilità che abbiamo del “trafficare” questo dono unico. Giovanni non dice nulla di nuovo, ma attualizza ciò che annunciava Isaia (40,3-5) ad Israele: l’esilio a Babilonia finisce e si può ritornare alla terra promessa, a Gerusalemme, con un cuore rinnovato dal perdono di Dio.
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Vegliare attendendo la venuta di Gesù risorto
Avvento: tempo di veglia, di attesa e di conversione per prepararsi alla venuta di venuta di Gesù che ci viene a salvare dal peccato e dalla morte.
Luca 21, 25-28.34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 25 «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26 mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28 Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. […]
34 State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; 35 come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36 Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».
L’anno liturgico che inizia con questa prima domenica di avvento è contrassegnato dalla lettera “C”, per indicare che il vangelo che leggeremo più frequentemente durante l’anno è quello di Luca.
L’avvento è un tempo per prepararsi alla venuta del Signore Gesù. La liturgia collega la fine dell’anno liturgico (le ultime due domeniche) attraverso la lettura del discorso escatologico di Gesù, che tiene ai suoi discepoli prima dell’ingresso a Gerusalemme con l’inizio dell’avvento.
Il brano di Luca presenta la venuta ultima di Gesù, il Figlio dell’uomo: essa sarà accompagnata da sconvolgimenti cosmici, segni della nuova creazione che si realizzerà con la venuta del Signore. Gli uomini avranno paura di questa nuova creazione, perché ogni novità è accompagnata dal timore di ciò che è sconosciuto. Tuttavia Gesù annuncia che questa venuta è per la liberazione dell’uomo e non per la sua oppressione, per cui occorre attenderla in piedi e a testa alta, come si celebra la pasqua di liberazione in Israele («Ecco in qual modo lo (l’agnello) mangerete: con i fianchi cinti, con i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta» Es 12,12) .
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La verità di Cristo re: Dio salva
Fraintendere la verità di Gesù è sempre possibile. Lasciamoci guidare dalla sua sapienza per accedere alla sua verità: Dio salva.
Giovanni 18,33b-37
In quel tempo, 33 Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». 34 Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35 Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36 Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37 Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Viene qui presentato un brano del processo di Gesù davanti a Pilato, in cui si racconta la difesa di Gesù davanti all’accusa portata dal sinedrio. L’accusa era che Gesù si proclamava re dei Giudei. Dirsi re dei Giudei era una questione politica, in quanto l’unica autorità riconosciuta in Giudea era quella dei Romani, attraverso il loro procuratore, Pilato. Agli ebrei era consentita una autonomia che riguardava la vita religiosa e alcuni costumi civili, ma non certamente l’autorità di un re che godesse di autonomia e sovranità.
Pilato apre l’inchiesta interrogando Gesù a riguardo della sua identità di re dei Giudei.
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Viene il Figlio dell'uomo
Riconoscere il tempo del compimento della storia è questione di sapienza e di discernimento spirituale. Accogliamo il Signore che viene come Figlio dell'uomo nell'umiltà del mistero pasquale.
Marco 13,24-32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 24 «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, 25 le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. 26 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27 Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. 28 Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. 29 Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. 30 In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32 Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
Il cap. 13 di Marco è intitolato di solito come il discorso escatologico di Gesù. Escatologico è un aggettivo che deriva dal greco e che indica ciò che riguarda l’escaton, il tempo ultimo, quello della fine e del compimento.
I tre evangelisti sinottici propongono questo discorso di Gesù appena prima del racconto della sua passione-morte-resurrezione, per indicare il senso che collega il mistero Pasquale con il tempo finale della storia.
Dopo aver descritto la tribolazione di Gerusalemme, Gesù parla di segni cosmici che coinvolgono il sole, la lune le stelle e le potenze dei cieli. Tutto viene sconvolto e riportato al caos originario, non ci sarà più luce per vedere, ma si sarà immersi nelle tenebre, per indicare che non si comprenderà più il senso della storia.
Allora apparirà il Figlio dell’uomo nella sua gloria e potenza. Gesù si è identificato con questa figura che Daniele presenta in 7,13-14: «Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto». Egli ha il compito di radunare un popolo di eletti dalla dispersione sulla terra e nella storia, così che si riconosceranno l’un l’altro come coloro che hanno accolto il mistero pasquale come luce per la propria vita.
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Gettare in Dio tutto quello che si ha
Ridonare la vita ricevuta in dono dal Signore è segno di sapienza e gratitudine. Ridonarla al Signore è anche donarla ai fratelli che il Signore quotidianamento frequenta.
Marco 12,38-44
In quel tempo, Gesù nel tempio 38 diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39 avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40 Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
41 Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42 Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
43 Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44 Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Gesù continua la sua catechesi al popolo, mettendolo in guardia dall’ipocrisia degli scribi, non però in quanto interpreti della legge (almeno non in questo brano). Gesù li descrive come persone molto attente alla loro immagine pubblica, che sono contente di essere riconosciute e salutate nelle piazze, luoghi di ritrovo per eccellenza a quell’epoca, di essere considerati delle autorità religiose e, per questo, sedere ai primi posti nelle cerimonie religiose e nelle occasioni di festa civili. Inoltre essi commettono ingiustizia non proteggendo le vedove, anzi approfittandosi di esse togliendo loro i beni ereditati. Infine usano mostrarsi in preghiera per lungo tempo, non per entrare in relazione con il Signore, ma solo per mostrarsi come persone devote agli occhi del popolo. Essi fanno un uso ipocrita del loro statuto di uomini che si occupano delle cose di Dio, non per coltivare una autentica relazione con Dio, ma per conquistare uno status sociale di privilegi. Il giudizio di Gesù nei loro confronti è che la loro condanna sarà più severa rispetto ad altri che compiono le stesse azioni, perché l’uso pervertito della religione nel loro caso è più grave, in quanto la frequentazione di Dio dovrebbe portarli a una maggiore purezza di cuore, invece di utilizzarla a proprio vantaggio personale.
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Essere vicini al Regno di Dio
Si entra nel regno di Dio se ci si fa discepoli di Gesù per vivere il comandamento dell'amore di Dio con tutto se stessi e il comandamento dell'amore del prossimo come se stessi.
Marco 12,28b-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: 28 «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29 Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; 30 amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". 31 Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi».
32 Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; 33 amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
34 Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Lo scriba che si avvicina a Gesù gli pone la domanda che allora, e anche oggi, voleva risolvere la questione fondamentale del senso della vita per l’uomo. Il primo comandamento è quello che, se messo in pratica, offre la possibilità concreta di vivere felicemente in comunione con Dio e i fratelli.
Gesù non si tira indietro e propone allo scriba due testi, uno del Deuteronomio (6,4-5), e l’altro del Levitico (19,18). Il primo comandamento è quello di amare Dio con tutto se stessi. Tuttavia, per non essere frainteso, Gesù gli accosta il secondo che lo esplicita: amare Dio con tutto se stesso vuol dire amare il prossimo con tutto se stessi, perché Dio ama i nostri fratelli e noi dello stesso identico amore che dà la vita.
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Alzati, ti chiama
Chiedere pietà, misericordia, a chi siamo consapevoli può darcela con gioia, è segno di sapienza. Non è una umiliazione, ma il riconoscere la potenza che viene dall'autore della vita.
Marco 10, 46-52
In quel tempo, 46 mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47 Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
48 Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49 Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 50 Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
51 Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». 52 E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Marco racconta qui l’ultimo episodio che coinvolge Gesù prima del suo ingresso a Gerusalemme. Gerico si trova ad est di Gerusalemme, a circa 30 chilometri, molto più in basso vicino al mar Morto, per cui occorre salire per giungere a Gerusalemme.
La folla accompagna Gesù, assieme ai discepoli, e lungo la strada c’è un cieco che chiede l’elemosina. Il frastuono è grande e il cieco lo sente benissimo. Sentendo che parlano di Gesù, Bartimeo non si alza, ma comincia a gridare in direzione di Gesù, essendo questo l’unico modo per farsi notare da lui. La richiesta che gli rivolge è chiara: egli implora pietà dal Figlio di Davide, dal messia che si attendeva in Israele. Egli sa che Gesù compie guarigioni e vuole domandare proprio questo a Gesù.
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Immersi nel mistero pasquale
Battezzati, cioè immersi, nel battesimo di Gesù, il mistero pasquale di salvezza per tutti gli uomini, viviamo come discepoli all'altezza del nostro battesimo.
Marco 10,35-45
In quel tempo, 35 si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36 Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37 Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
38 Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39 Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40 Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
41 Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi cori Giacomo e Giovanni. 42 Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43 Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44 e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45 Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Dopo il terzo annuncio del mistero pasquale di morte e resurrezione che lo attende a Gerusalemme (Mc 10,32-34). Gesù si sente rivolgere una domanda da Giacomo e Giovanni che apparentemente sembra fuori posto. I due apostoli chiedono a Gesù di sedere accanto a lui nella gloria del Regno. Qui c’è come una sottile ironia di Marco che parte dal duplice significato di regno di Dio, quello di Gesù e quello degli apostoli e dei discepoli. Per Gesù il regno di Dio significa una comunità di persone che accetta la regalità di Dio e che vive secondo fraternità e giustizia. Per gli apostoli invece si tratta di un regno messianico che acquista un valore anche temporale e di presenza nel mondo, nonché di liberazione dal dominio dei Romani.
Giacomo e Giovanni intuiscono qualcosa del mistero pasquale, tuttavia essi vogliono sedere a fianco di Gesù nella gloria del regno, e sono disposti anche a morire con lui per risorgere con lui quando trionferà sui nemici e instaurerà il suo regno.
Gesù riconosce in loro la capacità di passare attraverso il martirio, e dunque di percorrere la sua strada come fedeli discepoli.
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Dio è buono
Gesù ci invita a riconoscerlo come Dio, proprio perché è buono come lui. Scegliere di seguirlo vuol dire orientare la nostra vita all'amore con cui ci guarda Dio.
Marco 10,17-30
In quel tempo, 17 mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"».
20 Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21 Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22 Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. 23 Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!».
24 I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25 È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26 Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». 27 Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
28 Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29 Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30 che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
Questo racconto di Marco vuole sottolineare le condizioni personali per la sequela di Gesù. L’incontro con un tale è l’occasione per Marco di ricordare, alla comunità cui si rivolge, quali condizioni Gesù chiede a chi vuole seguirlo. La domanda del tale è pertinente, egli va da Gesù per sapere cosa deve fare per ereditare la vita eterna. E’ una domanda che dovremmo sempre avere presente e che dovrebbe guidare i nostri comportamenti a breve e a lungo termine.
Gesù rimanda il tale alle sue conoscenze, a quello che sanno tutti, e enumera la seconda parte del decalogo, quella cosiddetta dei comandamenti verso il prossimo. Gesù non parla dei comandamenti verso Dio, perché : «Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20). Gesù vuole verificare che il tale sia capace di amare il fratello, prima ancora se ama Dio.
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L'amore non si divide
L'amore di Dio non divide ma unisce, così è anche dell'amore dell'uomo e della donna, che si divide quando viene meno. Confidare nell'amore di Dio ci aiuta a convertire il cuore e a non indurirlo nella debolezza.
Marco 10,2-16
In quel tempo, 2 alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3 Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4 Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
5 Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6 Ma dall'inizio della creazione (Dio) li fece maschio e femmina; 7 per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8 e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9 Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
10 A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11 E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; 12 e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
13 Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14 Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15 In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16 E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
Sono qui riuniti due episodi differenti della predicazione di Gesù.
Il primo riguarda una disputa con i farisei a riguardo del divorzio. Gesù è il maestro che insegna una nuova interpretazione della legge, che a prima vista sembra più “liberale” di quella dei farisei. Questi lo vanno a interrogare per vedere se effettivamente è così e lo vogliono mettere alla prova su una questione importante, come quella del divorzio.
La pratica del divorzio, secondo Gesù, è stata scritta da Mosè - e non da Dio -, a causa della durezza del cuore dell’uomo. Se il cuore dell’uomo non fosse indurito, egli saprebbe accogliere la diversità del coniuge e, attraverso il perdono reciproco, la vita comune potrebbe trovare la via della vita reciproca. Ma questo sappiamo che non accade, non tanto per cattiva volontà dei coniugi (a volte anche questo), quanto perché le differenze e i diversi gradi di maturazione psicologica e spirituale degli sposi non sempre riescono ad armonizzarsi in una vita possibile per tutti e due. Constatare questo è duro per noi che vorremmo che tutto andasse sempre bene e non ci fossero problemi. Ma così non è.
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