L’astensionismo tra i cattolici è al 43%. Dai politici “cattolici” più onestà e più attenzione ai deboli. Grillismo “bianco” al 14%. Partiti: «Non una Cosa bianca, ma un cosa nuova»
«Senza segnali visibili e credibili di cambiamento qualsiasi alleanza o proposta politica si rivela inutile e velleitaria. La propensione all’astensionismo tra i cattolici praticanti è più alta rispetto al resto dei cittadini. Non serve un partito cattolico, ma un salto di qualità nella presenza dei cattolici in politica, a cui i cittadini chiedono più onestà e più attenzione a lavoro, famiglia e poveri».
E’ il commento del presidente delle Acli Andrea Olivero ai risultati dell’indagine realizzata da Ipsos per conto delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani in vista del 45° Incontro nazionale in programma ad Orvieto, il prossimo 14 e 15 settembre (dedicato al tema: “Cattolici per il bene comune. Dall’irrilevanza al nuovo protagonismo”). Incontro cui parteciperanno, tra gli altri, i leader di Pd e Udc Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini.
Famiglia e solidarietà su. Finanza e capitalismo giù. Risposta “comunitaria” alla crisi
L’indagine Ipsos rivela come le parole alle quali ci si sente più vicini, che suscitano sentimenti fortemente positivi, sono quelle che richiamano comunità e coesione: famiglia solidarietà, partecipazione, lavoro e bene comune. «E’ confortante – commentano le Acli – che la risposta italiana alla crisi sembra essere una risposta comunitaria e non individualistica. E la voglia di partecipazione è il segno positivo che gli italiani non si rassegnano al disfattismo o alla rassegnazione».
Agenda elettorale: al primo posto la lotta agli sprechi e alla corruzione
La lotta agli sprechi e alla corruzione – segnala l’Ipsos - è al primo posto nell’agenda elettorale degli italiani, cattolici compresi, insieme alle preoccupazioni per il rafforzamento dell’economia e la difesa del potere d’acquisto dei salari e degli stipendi. Dai politici cattolici ci si aspetterebbe più attenzione alle condizioni di lavoratori, famiglie e poveri (47%) e più onestà e rigore morale rispetto agli altri politici (36%). Richieste identiche provengono dagli elettori cattolici praticanti nei confronti dei propri politici.
Commenta Andrea Olivero: «Il tema della legalità e della buona politica è come non mai priorità dei cittadini, dei cattolici in particolare. Nel nostro mondo sembra esserci spazio e voglia per una sorta di grillismo “bianco”, un grillismo cattolico (gli orientamenti di voto danno il Movimento 5 stelle al 14% tra gli elettori cattolici). Un’attesa di discontinuità, cambiamento e trasparenza della politica che non può essere trascurato se si vuole andare incontro alle richieste e alle attese degli elettori».
«Da segnalare anche – aggiunge il presidente delle Acli - la consapevolezza tra gli elettori che lo sviluppo economico e la difesa del potere d’acquisto dei lavoratori e delle famiglie vanno di pari passo. Occorre un’alleanza tra imprese e lavoratori, sostenuta dallo Stato, per rilanciare i redditi dei lavoratori e migliorare la produttività». I temi etici e ambientalisti sembrano avere meno importanza al momento del voto, anche tra gli stessi elettori cattolici. «Ma il dato non deve ingannare» avverte Olivero. «Bisogna fare molta attenzione perché il ricatto della crisi non faccia perdere di vista l’importanza decisiva delle questioni della vita ma anche dell’ambiente, salvo poi trovarsi in situazioni di drammatica contraddizione come la vicenda dell’Ilva».
Cattolici: no al partito, sì al salto di qualità
Non è necessario che i cattolici abbiano una forza politica che li rappresenti. Questa esigenza è minoritaria tra gli italiani – rivela l’Ipsos - e tra gli stessi cattolici assidui. Forte è invece la richiesta che i cattolici si organizzino come movimento per far sentire meglio la propria voce e soprattutto che si impegnino nei partiti attuali in maniera più visibile. «La richiesta evidente – spiega Olivero – è di un salto di qualità nella rappresentanza politica dei cattolici. Che vuol dire politici cattolici più impegnati, più visibili, più coerenti nello stile di vita, più attenti alle aspettative degli elettori».
La politica tra crisi e attese di cambiamento: un partito nuovo o una lista della società civile
Nettamente maggioritaria la convinzione che ci troviamo ad un passaggio cruciale nel rapporto tra cittadini e politica e che gli attuali partiti siano destinati a scomparire, cambiando radicalmente lo scenario come sin qui l’abbiamo conosciuto: lo pensa il 56% degli intervistati, e il 62% dei cattolici impegnati. E quindi ci si aspettano novità o con la nascita di un nuovo partito (25%) o, soprattutto, con una lista espressione della società civile (32%). L’attesa di un nuovo partito è nettamente più elevata tra i cattolici impegnati (42%), tra i quali si raggiunge il livello più basso di consenso per gli attuali partiti.
«E’ inimmaginabile – commentano le Acli – che i partiti non tengano conto di questa esigenza radicale di cambiamento. L’offerta politica attuale è evidentemente insufficiente. Non servono operazioni di maquillage, non bastano cambi di nome. E’ necessario lanciare segnali concreti di rinnovamento delle classi dirigenti, della modalità stessa di fare politica e di costruire il rapporto con cittadini e società civile, a partire dalla riforma della legge elettorale e dalla trasparenza nel finanziamento dei partiti».
Dopo Monti, «Governi competenti e orientati al bene comune»
Interrogati sul dopo Monti, la maggioranza degli italiani propende per la riproposizione di un governo tecnico (23%) accompagnato da una grande coalizione (27%). Commentano le Acli: «I governi “di parte”, centro-sinistra e centro-destra, riscuotono così come sono assai poca fiducia tra gli italiani. La politica dei contenitori, delle vecchie formule, non ha più presa sui cittadini, che mostrano di volere governi competenti e non litigiosi, orientati al bene comune»
Intenzioni di voto. L’astensionismo dei cattolici al 43%
Nelle intenzioni di voto dei cattolici l’Ipsos segnala la progressiva perdita di consenso del Centro-destra (Pdl+Lega): dal 45% del 2006 all’attuale 31%; la tenuta del Centro-sinistra (nella formula di Vasto: Pd+Idv+Sel): 34%. La crescita del Centro (Udc+Fli+altri) al 16%. Ma ciò che più colpisce è il 14% di consensi “cattolici” al Movimento 5 stelle, e soprattutto l’elevato livello di incertezza e astensionismo (43%). La lontananza dei cattolici dalla politica si evince anche dalla scarsa propensione all’impegno diretto (15% contro il 30% del campione).
Per il presidente delle Acli «questo è un segnale particolarmente preoccupante. Astensionismo e distacco dalla partecipazione politica sembrano più marcati tra i cattolici. Ciò conferma l’urgenza dell’appello del Papa a far crescere una nuova generazione di cattolici impegnati in politica, ma ci dice anche che il lavoro da fare – per un’associazione come la nostra, ad esempio - è enorme. Non ci sono, cioè, “schiere” di cattolici pronti a impegnarsi in modo nuovo in politica, non dobbiamo illuderci. La disillusione ha inciso profondamente nel nostro mondo. C’è da rilanciare entusiasmo e da ricostruire un nuovo alfabeto comune, recuperando il meglio della nostra tradizione. Questo è in fondo il senso del nostro Incontro nazionale di studi. Preparare un nuovo protagonismo dei cattolici orientato al bene comune».